giovedì 12 febbraio 2009

Amici di Lanostraterra


Gli amici sono importanti ragazzi, molti importanti!
Come un uomo ha bisogno di Amici per vivere bene, così anche un blog ha bisogno di amici per star bene! Ma mi raccomando a sceglierveli bene gli amici...!
Qualche tempo fa sono stato sul Agorabiente, il sito di Ilaria, davvero molto ben fatto!

Vi invito a Farci un Giro, ci sono tanti articoli molto interessanti!

Agorambiente

Ciao Ilaria!


T.E.S: La nuova Frontiera del Risparmo Energetico


Torre Energetica Savio : L'armonia del rinnovabile unita all'ottimizzazione delle Dispersioni di Calore

Avere dei sistemi di riscaldamento ecologici è molto importante, ma altrettanto importante è poter gestire al meglio, e quindi col minor spreco possibile, la nostra energia pulita.
Per fare questo Savio ha realizzato T.E.S (Torre Energetica Savio), un dispositivo in grado di gestire fonti di riscaldamento a bassa e alta Temperatura. Le Soluzioni ad Alta efficenza integrate nella T.E.S sono:

  • Pannelli Solari Termici
  • Generatore a Condensazione Premiscelato
  • Pompa Di Calore a Recupero

Ovviamente è possibile integrare anche altri sistemi se presenti, come ad esempio un termocamino, un generatore a biomassa o una termostufa.


I Generatori Di Calore Alimentano un accumulo d'acqua calda che viene utilizzata per gli impianti di riscaldamento (alta o bassa temperatura) e per la produzione di acqua calda sanitaria. La T.E.S ha il compito di contenere fisicamente tutti questi sistemi di generazione di calore, armonizzandone il funzionamento reciproco e minimizzando al massimo le dispersioni d'energia.
L'integrazione della pompa di calore a recupero consente di riutilizzare il calore disperso dall'impianto interno (soprattutto dalle valvole di miscelazione), che altrimenti andrebbe perso.
Qualora il contributo Solare e Della Pompa di Calore non fosse sufficente, T.E.S atinge al generatore a condensazione.
E' proprio questa filosofia del "qualora non fosse.." a rendere T.E.S amica della natura e anche del portafogli, in quanto ci permette di gestire al meglio le fonti d'energia pulita e gratuita a nostra disposizione, garantendo un elevatisimo risparimio energetico, un'armonizzazione perfetta di tutte le componenti dell'impianto domestico (solare,biomassa,pompa di calore, condensazione...), ricorrendo alla fonte non rinnovabile e più costosa solo quando assolutamente necessario.
Ovviamente è il controllo elettronico di ultima generazione ClimaSun a decidere quando è indispensabile attingere alla fonte a condensazione.
Quindi Tutto Il sistema Risulta gestito da un potente strumento elettronico che valuta costantente cosa è meglio fare per risparmiare fino all'ultimo Joule d'energia.

Desideri acquistare o avere maggiori informazioni su T.E.S ?

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Biodiesel e Riserve Alimentari : Arriva L'olio di Jatropha


La crescita della produzione di Biocombustibile (Bioetanolo, Biodiesel, ecc..) sta aprendo un dibattito già in corso sula sostenibilità della scelta Biocombustibili. Il problema principale legato ala produzione di Biocombustibili sta nella produzione della materia prima di partenza. Infatti generalmente la produzione di Biocombustibili richiede grandi quantità di Terreno coltivabile, che viene sottratto ala produzione d alimenti come cereali e legumi.
La risposta arriva dal deserto e si chima Jatropha Curcas, una pianta che cresce in terreni aridi e scarse precipitazioni (600 mm/anno), ma con temperature superiori ai 14°
I semi di Jatropha non sono commestibili per l'uomo e per gli animali e ciò la esclude da un'alternativa fonte di cibo, il principale baluardo degli "anti-Biodiesel".La sua coltivabilità in condizioni aride costituisce un'ottima via per produrre Materia prima da destinare ala produzione di Biodiesel senza intaccare però la disponibilità di terreni destinabili al settore agro-alimentare.
Dai suoi semi si può infatti estrarre un olio (circa 35% in peso) avente le carateristiche adatte ad essere direttamente impiegto in grezzi generatori diesel, anche dopo un semplice filtraggio. In quanto olio è impiegabile nelle lampade ad olio (in quanto non produce fumi).
Le emissioni sono a basso contenuto di anidride carbonica e Zero di Anidride Solforosa. Con i Residui di macinazioni dei semi si possono ottenere metano e fertilizzante per terreni.
Per quanto Riguarda la Produzione di Biodiesel, l'olio di Jatropha deve essere trattato chimicamente mediante un processo chiamato "Transesterificazione", un processo chimico che non coinvolge sostanze tossiche o dannose per l'uomo, e che serve semplicemente per liberare le molecole di combustibile presenti nell'olio come Trigliceride.

Della Jatropha si iniziò a parlare nel 2007, notando come la pianta oltre ad essere un ottimo candidato per una produzione davero sana e sostenibile di bioDiesel possa essere impiegata come strumeto principale nella lotta ala desertificazione.

giovedì 29 gennaio 2009

Rischio Ossigeno per Gli Oceani


Rischio ossigeno per gli oceani
La emissioni i gas serra provoca effetti deleteri anche sugli oceani e soprattutto impoverisce le acque superficiali, ma anche quelle in profondità, di quell’ossigeno indispensabile per la vita marina

“Il futuro dell'oceano come grande riserva di cibo potrebbe diventare molto incerto”, scrive Gary Shaffer sulla versione online di “Nature Geoscience”, nota rivista scientifica. Lo scienziato sostiene infatti che l'eccessivo impoverimento di ossigeno delle acque oceaniche sia la spiegazione più adeguata per le estinzioni di massa di certe specie come quella del Permiano, 250 milioni di anni fa. Il gruppo danese del professor Shaffer ha effettuato degli esperimenti, da cui risulta che le emissioni odierne (quelle da combustione fossile) evidenziano a lungo termine (si parla di 100.000 anni) un impoverimento della flora e dalla fauna oceanica.
Nasce così l'appello per fronteggiare la drammatica influenza che il riscaldamento globale potrà avere sugli oceani.
E a questo punto è necessario abbattere immediatamente l'uso di combustibili fossili perché, per gli studi fatti, se il consumo non cambierà, oltre a mettere in pericolo il futuro degli oceani facendo decuplicare l'area delle cosiddette “zone morte”, l'inquinamento renderà impossibile qualsiasi forma di vita.
E quindi la conclusione che “il progressivo riscaldamento globale potrebbe persistere molto in là nel futuro perché i processi naturali richiedono da centinaia a migliaia di anni per rimuovere dall'atmosfera l'ossido di carbonio prodotto dai combustibili fossili”.
Oggi le “zone morte” sono soprattutto sotto-costa, dove giungono i fertilizzanti trasportati dai nei canali d'irrigazione e molto più rare al largo degli oceani. Ma il continuo l'accumulo di tali sostanze nocive, distruggerà qualsiasi tipo di vita. Con un rischio in più, l'affievolirsi delle correnti che trasportano ossigeno nelle profondità oceaniche, danneggiando anche le forme più remote di flora e fauna.
Queste conclusioni sono condivise anche dall'IPCC (Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico – Onu) che le conferma sia con la previsione di una moderata entità di emissioni, sia nel caso di emissioni più massicce.

Fonte Esterna al Sito

Bufala Del Ghiaccio In Ripresa: Ricercatore Costretto a Smentire


Bufala Del Ghiaccio in Ripresa: Ricercatore Costretto a Smentire

I ghiacci artici al 12 gennaio 2009

ROMA - Guelfi e ghibellini, Coppi contro Bartali, Mazzola contro Rivera. In Italia, è stato ripetuto spesso, si finisce sempre per dividersi in due partiti. Quando si parla di riscaldamento globale il problema travalica però i confini nazionali e lo stesso atteggiamento di sterile contrapposizione investe tutto il mondo. Da una parte chi è persuaso che il Pianeta si stia rapidamente riscaldando per colpa delle attività industriali umane, dall'altra i negazionisti.

Due fazioni non esattamente simmetriche visto che della prima fa parte la crema della ricerca internazionale sul clima e si esprime attraverso studi posti al vaglio della comunità scientifica. Nella seconda ci sono invece pochi ricercatori outsider e molti polemisti di professione. Ma c'è anche una fazione più catastrofista del primo partito sempre pronta a interpretare qualsiasi segnale, per quanto ambiguo, a proprio sostegno e a duellare su questo terreno con i rivali negazionisti.

A fare le spese di questa contrapposizione sono quasi sempre i dati scientifici, strumentalizzati e tirati da una parte o dall'altra a discapito della loro neutralità e del necessario e faticoso sforzo per capirne realmente la portata. L'ultimo caso eclatante è stata la notizia del presunto recupero dei ghiacci artici usata in questi giorni per ridare fiato alle trombe dei negazionisti. Una caso da manuale del cortocircuito che può colpire l'informazione soprattutto nell'era di Internet.

La notizia, ripresa oltre che dai blog di mezzo mondo anche da giornali nazionali e agenzie di stampa, suonava più o meno così: a fine 2008, dopo la seconda peggiore perdita estiva di sempre (la peggiore fu nel 2007), il ghiaccio marino del Polo Nord ha conosciuto una ripresa vigorosa, tornando nientemeno che ai livelli del 1979. Dato che veniva attribuito alle misurazioni dell'autorovolissimo William Chapman dell'Università dell'Illinois e assolutamente incoraggiante rispetto ai timori di scioglimento totale dei ghiacci estivi nel volgere di pochi anni lanciato appena pochi mesi prima.

Le cose in realtà non stanno esattamente così. Innanzitutto non si trattava di uno studio di Chapman, ma di una valutazione (basta su dati raccolti dall'Università dell'Illinois) di un blogger, Michael Asher, che si limitava a chiedere allo scienziato dell'Illinois un commento nel quale lo studioso spiegava che effettivamente un recupero c'era stato e poteva essere attribuito a una particolare circolazione dei venti gelidi. Ma tanto è bastato a mettere in moto la macchina negazionista. Così alla fine Chapman è dovuto intervenire per mettere fine all'equivoco con una nota ufficiale pubblicata sul sito dell'Università.

Innanzitutto, fa chiarezza lo studioso della criosfera, il dato comparativo non si riferisce ai ghiacci marini artici ma al valore globale che si ottiene sommando quelli di Polo Nord e Polo Sud, con i primi che rispetto al 1979 si riducono di quasi un milione di chilometri quadrati e i secondi che avanzano di circa 0,5 milioni. "Un dato - precisa - poco indicativo rispetto alle valutazioni sul riscaldamento globale in quanto la maggior parte dei modelli sulle previsioni degli effetti dei gas serra sulla criosfera prevedono gli effetti maggiori sull'estensione estiva dell'artico e i dati registrati sono in linea con queste previsioni", mentre alcuni studi sottolineano che "uno degli effetti collaterali del riscaldamento globale può essere proprio un momentaneo incremento nell'estensione dei ghiacci antartici".

Chapman invita inoltre a tenere in considerazione che l'estensione è solo uno dei parametri di valutazione dei ghiacci e non necessariamente il più importante, visto che fondamentale è anche lo spessore, attualmente senz'altro minore rispetto a quello degli anni passati.

(14 gennaio 2009)

Fonte: www.repubblica.it

Crollo Dei Prezzi dei Materiali Destinati al Recupero


A causa della crisi sono crollati i prezzi dei materiali destinati al recupero. Nessuno li vuole, riciclare non è più economicamente vantaggioso. Le difficoltà in cui versa la raccolta differenziata in Italia si colgono da un comunicato stampa della Regione Toscana.

L'assessore all'Ambiente ha aperto un tavolo regionale (che brutta espressione!) con gli enti che si occupano di riciclaggio per cercare rimedi alla "generale difficoltà del sistema legata alla crisi dei consumi e al crollo dei costi delle materie prime". Dato che non si tratta solo di una questione locale, l'assessore vuole che la questione sia portata all'attenzione di un "tavolo nazionale".

Ora in Toscana non ci sono problemi per riciclare il vetro e l'alluminio. Però il prezzo della plastica di recupero è crollato del 70%: e se incassi solo quattro soldi dalla vendita, come fai a pagare le operazioni di raccolta e trasporto? La carta di recupero toscana veniva esportata, ma all'estero nessuno più la vuole. Al momento è "destinata a cartiere italiane". Notate: destinata a cartiere italiane. Non si dice "venduta". Messo ancora peggio, sempre in Toscana, il recupero del legno: è "in netta difficoltà".

Allora, dicevo, cosa bisogna fare? Buttare tutto in discarica o nell'inceneritore? No. Secondo me il problema dei rifiuti si risolve semplicemente non producendo rifiuti.

Quando acquistiamo un flacone di detersivo, paghiamo sia il contenuto (l'unica cosa che serve) sia il contenitore. E poi paghiamo di nuovo la bolletta dei rifiuti perché qualcuno ci porti via da casa quello stesso contenitore.

Ci avete mai pensato? E' un'autentica follia. Per fortuna che ci sono il vuoto a rendere e i prodotti alla spina.

Temo però che i prodotti alla spina non piacciano ai piani alti dei palazzi di governo. Lì, mi pare, si persegue il concetto che tutto fa Pil, e che le imprese possono guadagnare due volte producendo i contenitori inutili: prima vendendoli ai consumatori con qualcosa dentro, e poi facendosi pagare dai consumatori per portarli via quando sono vuoti. Ma questo è un altro paio di maniche.

Contenitori, confezioni e imballaggi assortiti probabilmente non sono del tutto eliminabili. In larga parte sì, però: e cominciamo ad arrivare fin lì. Ne trarranno beneficio sia l'ambiente sia le nostre tasche. I pochi rifiuti che non si può fare a meno di produrre, quelli sì che, secondo me, devono andare alla raccolta differenziata e al riciclaggio.

Non importa se dal punto di vista economico è più conveniente seppellirli da qualche parte o addirittura bruciarli (e in questo caso la convenienza, per chi gestisce gli inceneritori, sta nei famosiCip6): tutto ciò che, non più utilizzato, viene avviato ad una nuova vita non impoverisce le risorse del pianeta.

Se ricicli carta e cartone, non tagli alberi. Se riusi le lattine, non estrai altro metallo dalle miniere, che non ne possono certo fornire una quantità infinita. L'ho già detto: la questione secondo me va posta così.

Fonte: Blogeko

Diminuito Il Tasso Di disboscamento Della Foresta Amazzonica


La buona notizia è che negli ultimi mesi del 2008 la deforestazione dell'Amazzonia è drasticamente diminuita.

La cattiva notizia e che questo non sarebbe dovuto agli sforzi del Governo brasiliano per preservare la foresta pluviale, ma alla crisi economica.

Così sostiene almeno l'associazione ambientalista Imazon che ha appena diffuso una sua ricerca.

Secondo Imazon, le immagini satellitari mostrano che negli ultimi cinque mesi del 2008 è sparita un'estensione di foresta amazzonica pari a 635.000 chilometri quadrati, neanche la metà dell'area metropolitana di Torino.

Una superficie enorme. Inaccettabile. Vero. Ma nello stesso periodo del 2007vennero disboscati 3.433 chilometri quadrati, quasi due volte la Val d'Aosta.

Il Brasile sostiene che il rallentamento della deforestazione è dovuto ai più attenti controlli e alle più strette misure di protezione.

Secondo Imazon, il vero motivo è la crisi economica, che ha fatto crollare la domanda non solo di legname ma anche di soia e di animali da macello, che sono i principali prodotti ricavati dal suolo disboscato.

I dati di Imazon non sono comunque quelli ufficiali, che verranno diffusi dal Brasile a fine febbraio. Va tuttavia sottolineato che, anche se a fine 2008 è rallentata, nei primi otto mesi dello scorso anno la deforestazione in Amazzonia è salita alle stelle.

Pare che anche in passato ad ogni crollo dell'economia brasiliana o mondiale si sia verificata una netta diminuzione della deforestazione in Amazzonia.

In ogni caso, è già andato perduto il 20% dell'estensione originaria della foresta amazzonica, che copriva una superficie pari a quella dell'Europa occidentale.


Fonte: www.blogeko.com

Giappone: Lanciato Satellite Per Monitorare L'effetto Serra



TOKYO - E' il primo satellite al mondo con il compito di studiare, nello spazio, i gas responsabili dell'effetto serra. Lo ha lanciato il Giappone, è un razzo H-2A di fabbricazione nipponica contenente il satellite "Ibuki" insieme ad altri sette satelliti minori. Costato 159 milioni di dollari, aiuterà gli scienziati a calcolare la densità del diossido di carbonio e del metano derivanti da quasi la metà della superficie terrestre: 56 mila i punti d'osservazione sui quali si concentrerà, inclusa l'atmosfera sopra i mari ei Paesi in via di sviluppo dove mancano punti di osservazione nonostante il crescente volume di emissioni.

"Ibuki", costruito dalla Mitsubishi Heavy Industries, nero e arancione, è decollato oggi dal centro spaziale di Tanegashima, una piccola isola del Sud dell'arcipelago. Il lancio è stato ritardato di alcuni giorni a causa del maltempo. Il satellite orbiterà sulla terra a un'altezza di 666 chilometri, da dove, con due sensori, registrerà dati ogni tre giorni per cinque anni.


"E' necessario conoscere meglio il comportamento di questi gas - spiegano dalla Jaxa, l'agenzia aerospaziale giapponese - per la prima volta il fenomeno verrà monitorato dallo spazio per cercare di prevenire le conseguenze delle emissioni che, nei prossimi anni, potrebbero essere catastrofiche".


Degli altri sette satelliti inviati nello spazio insieme all'Ibuki, sei sono stati progettati da privati o da centri universitari, mentre il settimo è un congegno sperimentale fabbricato dall'agenzia aerospaziale per studiare nuove funzioni di comunicazione.

Giappone: Lanciato Satellite Per Monitorare Effetto Serra Nel Pianeta


TOKYO - E' il primo satellite al mondo con il compito di studiare, nello spazio, i gas responsabili dell'effetto serra. Lo ha lanciato il Giappone, è un razzo H-2A di fabbricazione nipponica contenente il satellite "Ibuki" insieme ad altri sette satelliti minori. Costato 159 milioni di dollari, aiuterà gli scienziati a calcolare la densità del diossido di carbonio e del metano derivanti da quasi la metà della superficie terrestre: 56 mila i punti d'osservazione sui quali si concentrerà, inclusa l'atmosfera sopra i mari ei Paesi in via di sviluppo dove mancano punti di osservazione nonostante il crescente volume di emissioni.

"Ibuki", costruito dalla Mitsubishi Heavy Industries, nero e arancione, è decollato oggi dal centro spaziale di Tanegashima, una piccola isola del Sud dell'arcipelago. Il lancio è stato ritardato di alcuni giorni a causa del maltempo. Il satellite orbiterà sulla terra a un'altezza di 666 chilometri, da dove, con due sensori, registrerà dati ogni tre giorni per cinque anni.


"E' necessario conoscere meglio il comportamento di questi gas - spiegano dalla Jaxa, l'agenzia aerospaziale giapponese - per la prima volta il fenomeno verrà monitorato dallo spazio per cercare di prevenire le conseguenze delle emissioni che, nei prossimi anni, potrebbero essere catastrofiche".


Degli altri sette satelliti inviati nello spazio insieme all'Ibuki, sei sono stati progettati da privati o da centri universitari, mentre il settimo è un congegno sperimentale fabbricato dall'agenzia aerospaziale per studiare nuove funzioni di comunicazione.

Protocollo di Kyoto E USA di Obama


BRUXELLES - È nell'America di Barack Obama che l'Europa cerca un alleato per trascinare il mondo nella terza rivoluzione industriale, quella dell'economia a basse emissioni di anidride carbonica. E per farlo il Vecchio Continente si dice pronto a mettere mano al portafoglio: entro il 2020 le nazioni industrializzate potrebbe "auto-tassarsi" per dare al resto del globo 30 miliardi all'anno da investire in energia pulita. Soldi da usare anche per bloccare la deforestazione tropicale entro 20 anni.

La proposta Ue in vista del delicato vertice Onu di Copenaghen - in calendario a dicembre - è ambiziosa e ignora alcune richieste avanzate nei mesi scorsi dal governo Berlusconi. Nel documento che la Commissione Ue approverà mercoledì (dovrà poi venire confermato dai governi dei 27) si parte da quello che è ormai il dogma della comunità scientifica: per salvare il mondo da sconvolgimenti climatici e cataclismi è necessario limitare l'innalzamento della temperatura globale a 2 gradi rispetto all'era preindustriale (soglia che a questi ritmi sarà superata nel 2050). Per questo lo scorso dicembre, dopo anni di duri negoziati, l'Europa si è dotata di una strategia per limitare le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, seguito unilaterale al Protocollo di Kyoto i cui effetti scadono nel 2012. Forte di questo impegno, l'Unione si presenta nella veste di leader mondiale nel negoziato Onu chiamato a dare seguito a Kyoto, questa volta cercando di coinvolgere i grandi inquinatori a prendere impegni vincolanti sui tagli alle emissioni di CO2: Usa, Cina, India e gli altri paesi emergenti.


L'offerta europea conferma che in caso di accordo mondiale i 27 alzeranno il loro obiettivo di tagli per il prossimo decennio dal 20 al 30%, in barba alle richieste del governo italiano di stralciare questa promessa. Uno scatto, comunque, che arriverà solo se le altre economie industrializzate faranno uno sforzo paragonabile al nostro e se i principali paesi in via di sviluppo (India, Cina, Brasile e Sudafrica, per citarne alcuni), "limiteranno la crescita delle loro emissioni dal 15 al 30% rispetto al trend attuale". A queste economie si chiede anche di dimezzare la deforestazione tropicale entro il 2020 e di bloccarla entro il 2030.

Sforzi che richiederanno "molti soldi". E proprio i meccanismi su come finanziare la nuova Kyoto per i più poveri occupano buona parte delle 15 pagine della proposta negoziale Ue: i 27 raccomandano di portare gli investimenti globali nella green economy a 175 miliardi di euro all'anno nel 2020 (la metà da reperire nei paesi in via di sviluppo), di cui 30 miliardi destinati ad aiutare le nazioni più povere. Tra le fonti possibili di finanziamento c'è anche l'introduzione di un balzello per ogni tonnellata di C02 emessa dai paesi sviluppati, una vera e propria tassa che nel tempo crescerebbe da uno a tre euro con un reddito iniziale di 13 miliardi nel 2013 per arrivare ai 28 miliardi nel 2020.

"Con l'arrivo di Obama gli Stati Uniti hanno fatto del cambiamento climatico una priorità", scrive Bruxelles indicando la necessità di siglare "un partenariato" con Washington e la creazione di "un mercato del CO2 transatlantico". E già in settimana gli emissari di Bruxelles saranno Oltreoceano per mostrare il piano Ue agli uomini di Obama. Si punta dunque sull'appoggio americano per convincere i paesi in via di sviluppo ad accettare target vincolanti nel taglio delle CO2 (se non faranno nulla saranno in grado di "annullare" tutti gli sforzi delle nazioni industrializzate): in caso di fallimento allora saranno proprio i più poveri a subire gli effetti del cambiamento climatico e a pagare per rimediare al disastro.

Fonte: www.repubblica.it

Super Impianto Fotovoltaico In Puglia: 60.000 MWH/Anno


Si chiama Progetto Trullo, sara' realizzato in Puglia e avra' inizio nei prossimi mesi con la costruzione dei primi sette campi solari, operativi gia' nel 2010, dalla Econcern, fornitore di soluzioni energetiche sostenibili.

Lo rende noto la stessa societa'. Avra' una capacita' energetica di 42 MW con un investimento di oltre 200 milioni di Euro e contribuira' ad incrementare del 15% la capacita' energetica da fonte solare fino ad oggi installata in Italia, corrispondente a 280 MW. La produzione annuale di energia attesa si colloca intorno ai 60.000 MWh, pari alla domanda energetica di 15.000 famiglie. Nel complesso, il progetto consentira' di ridurre le emissioni di CO2 di 30.000 tonnellate.

La fase iniziale, riferisce ancora Econcern, prevede la costruzione di sette campi solari da 1 MW ciascuno, che al termine dell'installazione saranno in grado di produrre complessivamente 10.000 MWh circa di energia all'anno, corrispondenti al fabbisogno di 2.500 famiglie. I lavori di costruzione saranno avviati nel 2009, cosi' da garantire la completa operativita' dei campi gia' all'inizio del 2010.

I campi, ognuno dei quali occupera' una superficie compresa tra i tre e i quattro ettari, saranno collocati a terra e monteranno pannelli solari in silicio cristallino a inclinazione fissa. ''Il mercato solare italiano - commenta Dennis Lange, project development Director di Econcern - nasconde uno straordinario potenziale di crescita: e' infatti previsto che i 280 MW di capacita' installata al dicembre 2008 crescano fino a 5.000 MW entro il 2020''.

Dal punto di vista della gestione finanziaria, Econcern manterra' il 51% delle azioni nella holding del progetto. Il restante 49% e' stato acquisito dall'Ampere Equity Fund, uno dei primi investitori in progetti di energia rinnovabile.

Per l'Italia il Gruppo punta ad accrescere il proprio portfolio di asset solari fino ad almeno 50 MW, e sta per questo esaminando altri potenziali progetti. In Europa, soltanto nel 2008, il Gruppo ha installato una capacita' totale di 35 MW, a cui prevede di aggiungerne ulteriori 75 MW nel corso del 2009.

Kees van der Leun, membro del board Econcern, ha di recente annunciato che, entro al massimo dieci anni, l'energia solare di nuova installazione superera' le altre fonti di energia e che le stime di crescita della IEA (International Energy Agency) per il 2020 saranno raggiunte entro il 2009.

Super Progetto Solare In Puglia da 60.000 MWH/Anno

Si chiama Progetto Trullo, sara' realizzato in Puglia e avra' inizio nei prossimi mesi con la costruzione dei primi sette campi solari, operativi gia' nel 2010, dalla Econcern, fornitore di soluzioni energetiche sostenibili.

Lo rende noto la stessa societa'. Avra' una capacita' energetica di 42 MW con un investimento di oltre 200 milioni di Euro e contribuira' ad incrementare del 15% la capacita' energetica da fonte solare fino ad oggi installata in Italia, corrispondente a 280 MW. La produzione annuale di energia attesa si colloca intorno ai 60.000 MWh, pari alla domanda energetica di 15.000 famiglie. Nel complesso, il progetto consentira' di ridurre le emissioni di CO2 di 30.000 tonnellate.

La fase iniziale, riferisce ancora Econcern, prevede la costruzione di sette campi solari da 1 MW ciascuno, che al termine dell'installazione saranno in grado di produrre complessivamente 10.000 MWh circa di energia all'anno, corrispondenti al fabbisogno di 2.500 famiglie. I lavori di costruzione saranno avviati nel 2009, cosi' da garantire la completa operativita' dei campi gia' all'inizio del 2010.

I campi, ognuno dei quali occupera' una superficie compresa tra i tre e i quattro ettari, saranno collocati a terra e monteranno pannelli solari in silicio cristallino a inclinazione fissa. ''Il mercato solare italiano - commenta Dennis Lange, project development Director di Econcern - nasconde uno straordinario potenziale di crescita: e' infatti previsto che i 280 MW di capacita' installata al dicembre 2008 crescano fino a 5.000 MW entro il 2020''.

Dal punto di vista della gestione finanziaria, Econcern manterra' il 51% delle azioni nella holding del progetto. Il restante 49% e' stato acquisito dall'Ampere Equity Fund, uno dei primi investitori in progetti di energia rinnovabile.

Per l'Italia il Gruppo punta ad accrescere il proprio portfolio di asset solari fino ad almeno 50 MW, e sta per questo esaminando altri potenziali progetti. In Europa, soltanto nel 2008, il Gruppo ha installato una capacita' totale di 35 MW, a cui prevede di aggiungerne ulteriori 75 MW nel corso del 2009.

Kees van der Leun, membro del board Econcern, ha di recente annunciato che, entro al massimo dieci anni, l'energia solare di nuova installazione superera' le altre fonti di energia e che le stime di crescita della IEA (International Energy Agency) per il 2020 saranno raggiunte entro il 2009.

Biocarburante Dal Legno


Nuovo biocarburante prodotto dal legno


Un nuovo biofuel prodotto dagli scarti del legno è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori della University of Georgia. Rispetto al tradizionale biocarburante generato dal legno il nuovo ritrovato scientifico, ancora senza nome, potrà essere miscelato non solo con la benzina ma anche con il biodiesel e con il diesel. Il direttore della facoltà di ingegneria della UGA ha dichiarato che il nuovo biofuel è particolarmente facile da produrre e quindi anche a basso costo e competitivo rispetto alle altre tecniche produttive. Altra particolarità, a detta degli stessi ricercatori, è la possibilità di utilizzare il biofuel direttamente nei motori diesel anche non modificati.

Come viene prodotto? I dettagli del nuovo processo sono stati brevettati e disponibili nella versione online del magazine American Chemical Society journal Energy and Fuels. Il processo di produzione ha natura chimica. Le schegge del legno e il pellet sono poste in assenza di ossigeno ad elevate temperature (pirolisi). Un terzo del materiale secco si trasforma in carbonella mentre i gas che si condensano formano un bio-oil liquido, semilavorato da cui dopo ulteriori trattamenti chimici si ricava il nuovo biofuel. Al termine del processo il 15% della materia prima legnosa è utilizzabile come prodotto finito nei motori diesel. I ricercatori stanno correntemente lavorando al miglioramento del processo produttivo per ampliare la gamma dei biofuel potenzialmente producibili.

Secondo alcuni punti di vista critici lo sfruttamento del legno potrebbe aggravare il processo di deforestazione, soprattutto nei paesi del Sud del mondo. Dal punto di vista Statunitense non è invece un caso che i biocarburanti ricevano crescenti fondi alla ricerca. In base alla nuova politica energetica di lungo periodo i biocarburanti giocheranno un ruolo di primaria importanza negli Usa al fine di ridurre la dipendenza dall'importazione di petrolio dall'estero. Secondo gli stessi ricercatori l'incremento del valore del legno per uso energetico non contribuirà però alla deforestazione del paese bensì alla rivalutazione e riforestazione. Si tratta ovviamente di un punto di vista che non prende in considerazione l'impatto sulla biodiversità e la scarsa tutela del patrimonio forestale e boschivo in molti paesi in via di sviluppo. Resta tuttavia da chiedersi se continuare a utilizzare il petrolio nel pieno rispetto della biodiversità sia veramente la scelta migliore per tutti. Di sicuro il mondo sta cambiando anche nella direzione dei biocarburanti e l’era del petrolio che ci lasciamo dietro non può certo definirsi pulita e scevra da critiche.

20070521

Fonte: www.biocarburanti.org

Verso la produzione sostenibile di etanolo


Verso la produzione sostenibile di etanolo

Negli Stati Uniti l’etanolo utilizzato come additivo della benzina deriva dal mais, nonostante le biomasse siano le materie prime più convenienti, pur di avere una tecnologia economicamente conveniente

Lee Lynd
Un gruppo di ricercatori della Thayer School of Engineering at Dartmouth
http://engineering.dartmouth.edu
e della società Mascoma Corporation di Lebanon, nel New Hampshire, ha scoperto un nuovo metodo che permette di produrre grandi quantità di etanolo cellulosico, uno dei maggiori candidati a costituire un’alternativa sicura e sostenibile ai combustibili derivati dal petrolio per il traffico veicolare.

Per la prima volta, il gruppo ha modificato con tecniche di ingegneria genetica un batterio termofilico
- cioè in grado di crescere in condizioni di alta temperatura -
in modo che tale organismo produca etanolo come unico prodotto di processi fermentativi.

"La nostra scoperta rappresenta una possibile strada per facilitare la conversione di biomasse cellulosiche inedibili, comprese quelle costituite da legno, erba e altri materiali di scarto, in etanolo”, ha spiegato Lee Lynd, docente di progettazione ambientale della Thayer School che ha sviluppato la metodica e ha firmato un articolo sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science”.

"Il metodo che abbiamo sviluppato è vantaggioso già nel breve termine, dal momento che gli enzimi cellulasi tipicamente utilizzati nella produzione di etanolo sono costosi, ma possono essere aumentati utilizzando i meno costosi organismi modificati.” Secondo Lynd, quello attuale è solo un primo passo, una dimostrazione di fattibilità, in attesa di un futuro sviluppo di microbi che producano etanolo da biomasse cellulosiche senza l’aggiunta di enzimi.

Negli Stati Uniti tutto l’etanolo utilizzato come additivo della benzina deriva dal mais, nonostante le biomasse siano largamente riconosciute come materie prime più convenienti, pur di avere una tecnologia economicamente conveniente. L'etanolo cellulosico è disponibile su larga scala, non comprende materie prime che possano essere destinate all’alimentazione ed è economicamente competitivo col petrolio.

Tra i benefici ambientali, vi è un ciclo del carbonio sostenibile: il contributo netto alle emissioni di gas serra è in questo caso praticamente nullo, da momento che il carbonio emesso durante la combustione dell’etanolo è pari al carbonio sequestrato durante la crescita della biomassa. Oltre a ciò, l’etanolo può essere utilizzato per l’alimentazione delle celle a combustibile a idrogeno. (fc)

Fonte: http://www.dartmouth.edu/~news/releases/2008/09/08.html

Tratto da: lescienze.espresso.repubblica.it

Premio Nobel Per La Fisica: Soltanto il sole può darci energia


Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia"

GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare.

Carlo Rubbia in un disegno
di Riccardo Mannelli

Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.

Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.

Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.

Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà.

Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. "Il messaggio dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media".

Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.

Passiamo all'uranio, il combustibile per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà.

Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?
"Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".

Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?
"Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".

Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?
"Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".

In che cosa consiste?
"Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".

Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?
"E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia".

Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole...
"Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".

E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa?
"Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".

Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti...
"E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".

Il sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno.
"D'accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".

Se è così semplice, perché allora non si fa?
"Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa".

GIOVANNI VALENTINI

www.repubblica.it

L'eolico Che Cambiera il mondo




Si chiama MagLev Wind Turbine, e promette di rivoluzionare il settore dell'energia eolica.

Una megaturbina che per funzionare sfrutta la levitazione magnetica, proprio come i treni superveloci giapponesi, ed è in grado di produrre fino ad 1 gigawatt di potenza: per fare lo stesso con i dispositivi tradizionali ci vorrebbero oltre 60 eliche...Una rivoluzione!

Ma i vantaggi dell'eolico magnetico non si esauriscono qui: la turbina è in grado di funzionare già con brezze leggere di soli 1,5 metri al secondo, ed è in grado di resistere anche a regimi più sostenuti da 40 metri al secondo (oltre 140 chilometri all'ora). Inoltre, l'assenza di parti meccaniche in movimento elimina l'attrito: solo l'1 per cento della forza del vento viene dispersa per muovere le pale, mentre il restante 99 per cento può essere convertito in energia pulita.

Le pale magnetiche sono anche economiche: costruirne una può costare fino al 75% in meno rispetto all'equivalente tradizionale, senza contare che mancando i complessi meccanismi che consentono al rotore di allinearsi con la direzione del vento viene anche considerevolmente ridotta la difficoltà di progettarle e realizzarle. E la manutenzione, che ha un costo, è di gran lunga inferiore: un apparato eolico-magnetico secondo i suoi progettisti potrebbe funzionare per 500 anni con un minimo di controlli periodici.

La nuova turbina è ancora un concept, è stata presentata all'inizio dell'estate in Cina al Wind Power Asia 2007, ma è destinata a diventare presto realtà: costruttori cinesi e statunitensi sono al lavoro per realizzare quanto prima esemplari funzionanti, con potenze comprese tra 400 e 5.000 watt cadauna, tanto per cominciare. A regime, produrre un kilowatt di elettricità potrebbe costare appena 0,7 centesimi di euro.

Fonte: Promiseland.it

domenica 11 gennaio 2009

Le Energie Rinnovabili: Cosa Sono???

Un aspetto di notevole importanza, sia sotto il profilo ambientale che economico è la questione energetica.
La civiltà dei paesi industrializzati è soggetta ad una fortissima dipendenza dall'energia, sia essa sotto forma termica che elettrica e ciò rende appunto la questione energetica la parte cruciale per lo sviluppo e la crescita umana.

Sicuramente Tutti Hanno sentito parlare di Energie Rinnovabili e Energie non rinnovabili, di inquinamento e di effetto serra, di cambi climatici e riscaldamento globale.

Definizione di energie rinnovabili:

Forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. (Tratto da Wikipedia)

Classificazione di Energia Rinnovabili:

Solare
Eolica
Da Biomasse
Geotermica
Marina
Idroelettrica


Energia Solare


L'energia Solare è quell'energia proveniente dalla fusione nucleare dell'idrogeno nel sole sole, che si trasmette sotto forma di radiazione elettromagnetica sulla terra.

L'energia solare ha un impatto ambientale praticamente nullo, se confrontato con l'impatto ambientale causato dalla combustione di materiale fossile (petrolio, carbone ecc).
Attualmente, l'energia solare viene sfruttata in due modi:

Solare termico: Consiste nel trasformare la radiazione incidente del sole in energia termica. Il processo viene effettuato realizzando un corpo che asorba la maggiore quantità possibile di radiazioni elettromagnetiche (per questo spesso i pannelli solari sono neri), al di sotto del quale è presente un sistema a tubi in rame (ottimo conduttore termico)

Fotovoltaico
: Si basa sul modulo fotovoltaico che, costituito da diverse celle, trasforma l’energia contenuta nella radiazione solare in energia elettrica.
Questa energia può essere accumulata in batterie per renderla sempre disponibile (e allora si parla di impianti solari autonomi, solitamente realizzati per alimentare carichi elettrici distanti dalla rete), oppure può essere immediatamente utilizzata dall’utenza, anche senza l’adozione di batterie (è il campo degli impianti connessi alla rete).


Energa Eolica:

L’energia eolica è l’energia posseduta dal vento soprattutto sotto forma di energia cinetica, che trasformata in energia meccanica può essere sfruttata per la generazione di energia elettrica. Essa è rinnovabile in quanto la sua fonte (il vento) è inesauribile e ha un impatto ambientale estremamente limitato grazie alla mancanza assoluta di emissioni climalteranti. Attualmente, con circa 55mila turbine installate nel mondo, l’eolico rappresenta la sorgente energetica con il maggior tasso di crescita nel mondo grazie all’incessante sviluppo tecnologico che ha permesso di raggiungere una pressoché totale silenziosità degli aerogeneratori, una notevole efficienza e l’incremento di potenza degli stessi.

La tipica configurazione di un aerogeneratore ad asse orizzontale è costituita dal palo di sostegno che può essere a traliccio o a tubolare al quale è ancorata sulla sommità la navicella, o gondola, dove sono contenuti l’albero di trasmissione, il moltiplicatore di giri (quando esistente), il generatore elettrico e i dispositivi ausiliari. La produzione da fonte eolica permette una considerevole capacità di generazione elettrica con una emissione pari a zero di emissioni nocive.


Biomassa

Il termine biomassa racchiude una serie di sottocategorie. In generale la biomassa è costituita da tuto ciò che ha origine organica, escludendo gli idrocarburi fossili e le materie plastiche. Le biomasse possono essere utilizzate come combustibili.
Dal punto di vista di come vengono ottenuti si distinguono Biocombustibili e Biomasse Combustibili

Biomassa Combustibile
Combustibile biologico che non viene ottenuto per trasformazione chimica di alcun genere (fermentazioni batteriche, ecc...). Fra questi si trova la legna , i pellet, il cippato, i cereali, il mais, ed in generale la materia organica vegetale di scarto (potature d'alberi, gusci di noci, di pistacchio, di olive ecc...)

Biocombustibili
I biocombustibili sono dei combustibili ottenuti dalla trasformazione della biomassa. Un esempio può essere il Biodiesel oppure il Bioetanolo, ottenibile dalla fermentazione del Glucosio, costituente fondamentale della cellulosa.


Energia Idroelettrica


L’energia idroelettrica è un termine usato per definire l’energia elettrica ottenibile sfruttando una caduta d’acqua. Il sistema consente di convertire con apposito macchinario l’energia cinetica contenuta nella portata d’acqua trattata in energia elettrica. Gli impianti idraulici, quindi, sfruttano l’energia potenziale contenuta in una portata di acqua che si trova disponibile ad una certa quota rispetto al livello cui sono posizionate le turbine.

Queste sono macchine motrici, che hanno il compito di trasformare l’energia potenziale dell’acqua in energia elettrica. L’energia idroelettrica è molto diffusa nei Paesi in cui vi è una certa abbondanza di corsi d’acqua e di laghi, come in Canada e negli USA o la stessa Italia. L’energia idroelettrica fornisce un quinto della produzione mondiale di elettricità (circa 2.700 TWh) ed è la forma più sfruttata di energia rinnovabile. In Italia si producono 53,9 GWh attraverso 1.913 impianti.





L'impiego di risorse Rinnovabili sarebbe l'ideale per fronteggiare le forti alterazioni che giorno per giorno si stanno verificando agli equilibri del nostro pianeta.
Ma i vantaggi non finiscono affatto qui! Come se la motivazione di rispettare al pianeta in cui viviamo (e quindi anche noi stessi) non bastasse, ci sono anche tante altre ragioni per le quali la scelta delle energie rinnovabili! Vediamoli uno alla volta:

Benefici Ambientali:

I Benefici che l'ambiente trarrebbe dall'
impiego totale di risorse rinnovabili è Fantastico! Risorse come l'energia solare o eolica non comportano immissioni di gas o altri rifiuti di combustione, per il semplice fatto che non c'è combustione. Nella combustione delle biomasse invece si realizza un immissione nell'atmosfera di Anidride Carbonica, ma questa risulta comunque avere un'incidenza nulla per quanto riguarda l'effetto serra, in quanto l'anidride carbonica prodotta dalla combustione di Biomasse, in accordo col ciclo del carbonio, viene riutilizzata dalle piante durante la loro fase di crescita.
Infatti il problema gravissimo delle risorse non
rinnovabili è che queste consistono in una grandissima quantità di materiale combustibile che si è accumulato per tantissimi anni in alcuni punti del pianeta.
Altri importantissimi vantaggi risiedono nella drastica riduzione nell'ambiente di composti quali ad esempio gli Idrocarburi Aromatici, Idrocarburi Policiclici Aromatici (
IPA),
Diossine,
dibenzodiossine Policlorurate, Policlorobifenili ecc...
...questi composti costituiscono quanto di peggio possa entrare in contatto con l'essere umano e con i viventi in generale.


Economiche

L'idea di utilizzare



Economiche: L'impiego di risorse rinnovabili quali Sole , Vento e Biomasse Organiche si sta dimostrando un'ottimo modo di fronteggiare un rincaro del carburante che è destinato ad aumentare sempre di più, man mano che ci si avvicina all'esaurimento delle risorse.

martedì 28 ottobre 2008

La Raccolta Differenziata

Stavo pensando al riciclaggio in Italia,
e a come una cosa così facile possa sembrare così difficile|
Davvero non riesco a Capire come mai In Italia ci siano ancora tutti questi problemi nel fare la raccolta differenziata...
..non parlo solo della gente...parlo anche delle istituzione che non fanno mai nulla di davvero concreto per stimolare il riciclaggio delle materie prime...
...Notate che non la chiamo spazzatura..infatti secondo me il termine spazzatura da l'idea che i rifiuti siano un qualcosa di inutilizzabile...ma è proprio qui che la filosofia italiana dei rifiuti è del tutto Sbagliata...
La "Spazzatura" è un incredibile quantità di materie prime (a volte anche costose) che se non differenziate finiscono nell'ambiente senza poter essere utilizzate..
Pensate ad una lattina di birra...dopo che ti sei bevuto la tua birra che fai?
La getti nel secchio....poi al cassonetto della spazzatura....e poi?????

Quella lattina insieme alle altre lattine, alla plastica, alla frazione organica, alle stoffe, al legno e chi più ne ha più ne metta, finisce abbandonata in un posto più o meno grande, che può trovarsi più o meno vicino ad un centro urbano....
....è questo il nostro futuro??
ammucchiare cose su cose abbandonate per sempre?? e poi???
Questo stato di cose non porta a niente di Buono, non ci da nessun vantaggio....nessuno!!
Le conseguenze peggiori che questo modo di agire porta sono:

1)Esaurimento Delle Materie Prime...

Avete mai visto una montagna letteralmente sventrata e sgranocchiata per ottenere ferro, rame e altri metalli presenti in natura sotto forma minerale??
Basta Mangiucchiare le montagne? I Metalli che abbiamo estratto finora sono decisamente sufficienti ai nostro scopi...Basterebbe riutilizzarli per non andare incontro a questa folle continua estrazione....

Le materie Plastiche Spesso (Quasi sempre) sono Completamente Riciclabili!! Non recuperarle significa perdere giorno per giorno delle materie prime che fra l'altro sono attualmente ottenute dalla polimerizzazione di derivati del petrolio (risorsa NON Rinnovabile),e che quindi finiranno!!


2)Pesanti Danni Ambientali!

I danni Ambientali provocati da materie prime disperse nell'ambiente, sono davvero grandi, inoltre questi hanno dei processi di biodegradazione molto lenti; L'inquinamento delle discariche può provocare danni anche molto seri, a causa di fenomeni di percolazione nel suolo.
Inoltre, a causa delle inesistenti condizioni igieniche possono proliferare batteri patogeni che possono danneggiare l'uomo e altre forme di vita.


Fattore Economico:

Non sottovalutate le ripercussioni economiche causate dalla mancanza di una adeguata politica di riciclaggio!

Stiamo parlando di materie prime che vengono letteralmente abbandonate, lasciate a marcire in una discarica, mentre potrebbero essere riciclate...
...questo porterebbe di sicuro ad un abbassamento del costo delle materie prime...
immaginate di dover produrre una cosa che richiede 1 kg di vetro....se il vetro che si utilizza non ha avuto costi di estrazione, ma è il frutto di un recupero di vetro già in precedenza estratto, i costi saranno di sicuro inferiori...ma questo vale per TUTTE le materie prime....in particolare per le materie plastiche....!!!
Quindi, avremmo abbassato di gran lunga il costo delle materia prime, ridotto lo sfruttamento selvaggio delle risorse, e eliminato le tanto problematiche discariche che nessuno vuole, ma di cui nessuno sembri riuscire a farne a meno...

Energia:
La fam
osa FRAZIONE ORGANICA, è una preziosa fonte di combustibile, la cosiddetta BIOMASSA; oggi ci sono moltissime caldaie e generatori di Calore alimentate a BIOMASSA.
Inoltre questa BIOMASSA può essere trattata con appositi microogranismi che si nutrono della biomassa e che metabolizzandola producono ad esempio, METANO!!!!
Quindi Riutilizzare la Frazione Organica (pensate un momento Alla Frazione Organica Prodotta Quotidianamente da un Ristorante, una mensa universitaria...ecc..) per soddisfare almeno parzialmente il nostro fabbisogno di combustibile....risparmiando molti soldi...!!!


Emerge quindi molto chiaramente che differenziare i nostri rifiuti è un segno di :
  • Rispetto per L'ambiente
  • Sviluppo Tecnologico
  • Intelligente Gestione Delle Risorse

Ma cosa si potrebbe fare per migliorare la Situazione Riciclaggio??

A mio avviso, come prima cosa Dovrebbe intervenire Seriamente lo stato, Con Campagne Pubblicitarie Realmente Efficaci che mettano in Evidenza quanto di male ci sia nel gettare i rifiuti senza differenziarli.
Dovrebbe informare profondamente le persone, sensibilizzandole seriamente ai benefici ambientali ed economici che la filosofia del riciclaggio porterebbe.
Dovrebbe iniziare un graduale ma effettivo programma di conversione delle proprie strutture e della propria legislazione in ambito ambientale, penalizzando seriamente chi non collabora nel riciclaggio, magari con multe salatissime.
Si potrebbero installare dei grandi raccoglitori condominiali nei grandi centri urbani; un problema che mi sono posto era quello degli anziani....
si potrebbe lasciare che gli anziani (fissando un età minima) non facciano la raccolta differenziata, e stimare una quantità pro capite di rifiuti che possono produrre in un certo periodo di tempo, ad esempio in una settimana, in modo tale che i giovani non vadano a gettare la spazzatura per conto suo...
Tutto questo esigerebbe una gestione della nettezza urbana decisamente più moderna,a ma che negli anni porterebbe sicuramente a grandissimi miglioramenti sociali ed economici....
inoltre, in questo ipotetico stato di cose, la società della nettezza urbana potrebbe guadagnare una percentuale sulla "vendita" della materia prima "Riciclata o meno" per far fronte alle sue spese di gestione....
....ciò significa dire addio all'imposta sulla nettezza urbana...!!!

Beh, Queste sono le mie idee, Ora AVANTI CON LE VOSTRE!!!

Ma come si possono invogliare??


Un Benvenuto a Tutti

Ciao a tutti, amici della Terra!
Finalmente ho creato questo famoso Blog per condividere con tutti voi il mio amore per l'ambiente...
...sapete, qui in Italia molta gente pensa che persone che amano l'ambiente non esistano....MA SBAGLIANO!
Esistiamo eccome!
Facciamo la Raccolta Differenziata, non sprechiamo materie prime senza ragione, cerchiamo sempre alternative rinnovabili e naturali, evitiamo sprechi d'energia, d'acqua....si è vero, forse siamo un po pochi, ma cresceremo! Ve lo assicuro...!
Giorno per Giorno! E il motivo per cui ho aperto questo Blog è per fare in modo di essere sempre uniti al Massimo per aiutare la nostra cara Terra, che oggi giorno è sempre più minacciata da Tantissimi Pericoli!

Mando un Abbraccio a Tutti Voi!